Il filosofo di campagna, libretto, Vicenza, Bressan, 1767

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo campestre con casa rustica di Nardo.
 
 LENA, EUGENIA e RINALDO
 
 LENA
 Questa, se non m'inganno,
 di don Tritemio è la figliola.
 EUGENIA
                                                     Dite
1130pastorella gentile è albergo vostro
 questo di dove uscite?
 LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Altri vi son?
 LENA
                          Per ora
 altri non v'è che io
 ed un uomo da ben, qual è mio zio.
 EUGENIA
1135Siete voi maritata?
 LENA
 Sono fanciulla ancora
 ma d'esserla son stanca.
 RINALDO
 (Sia malizia o innocenza, ella è assai franca).
 EUGENIA
 D'una grazia pregarvi
1140vorrei se nol sdegnate.
 LENA
 Dite pur, comandate.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LENA
 Sola passate pur, che mi contento.
1145(Mi fa pietà). Sentite,
 v'offro l'albergo mio ma con un pato
 che subito sul fatto
 in mia presenza e d'altro testimonio
 si faccia e si concluda in matrimonio.
 EUGENIA
1150Sì sì, ve lo prometto.
 Andiam nel vostro tetto, se vi aggrada.
 LENA
 Precedetimi voi, quella è la stradda.
 EUGENIA
 Andiam Rinaldo amato.
 L'innocente desio seconda il fatto. (Parte)
 
 SCENA II
 
 RINALDO e LA LENA
 
 RINALDO
1155Ninfa gentile, al vostro cor son grato.
 In braccio al mio contento
 per voi andrò... (In atto di partire)
 LENA
                                Fermatevi un momento.
 Se grato esser volete,
 qualche cosa potete
1160fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
 per chi fu sì pietosa a' desir miei?
 LENA
 Son contadina, è vero.
 Ma ho massime civili e buona dote;
 son di Nardo nipote,
1165maritarmi vorrei con civiltà.
 Da voi, che siete un cavalier compito,
 secondo il genio mio spero un marito.
 RINALDO
 Ritrovar si potrà.
 LENA
                                  Ma fatte presto;
 se troppo in casa resto
1170col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Ogni anno passa un anno,
 l'età non torna più;
 passar la gioventù
1175io non vorrei così.
 
    Vorrei un giovinetto
 civile e graziosetto
 che non dicesse un no
 quando gli dico un sì.
 
 SCENA III
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
1180Di Nardo nell'albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fatto
 ma Nardo ho ritrovato
 meco condiscendente e non pavento;
 ed ho cor d'incontrare ogni cimento.
 
1185   Guerrier che valoroso
 nell'assallir si vede
 quand'ha in poter la preda
 perderla non saprà.
 
 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO e poi LA LENA
 
 DON TRITEMIO
 Figlia, figlia sgraziata
1190dove sei? Non ti trovo; ah se Rinaldo
 mi capita alle mani
 lo vuo' sbranar, come fa l'orso i cani.
 LENA
 Signor che cosa avete
 che su le furie siete?
1195Fin là dentro ho sentito
 che siete malamente inviperito.
 DON TRITEMIO
 Ah! Son assassinato.
 M'han la figlia involato;
 non la trovo, non so dov'ella sia.
 LENA
1200E non vi è altro?
 DON TRITEMIO
                                 Una minchionaria!
 LENA
 Eugenia, vostra figlia,
 è in sicuro, signor, ve lo prometto.
 E collo sposo suo nel nostro tetto.
 DON TRITEMIO
 Là dentro?
 LENA
                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
1205Collo sposo!
 LENA
                         Con lui.
 DON TRITEMIO
                                          Ma Nardo dunque...
 LENA
 Nardo, mio zio, l'ha a caro.
 Per ordin suo vo a prender il notaro. (Parte)
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO, poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì ch'è bella,
 Nardo, a cui l'ho promessa,
1210me l'ha fatta involar? Per qual ragione.
 Sì sì, l'ha fatta da politicone.
 Eugenia non voleva...
 Rinaldo pretendeva...
 Ei l'ha menata via.
1215Anche questa sarà filosofia.
 NARDO
 Io creppo di risa.
 Oh che caso ridicolo e giocondo!
 Oh che gabbia de pazzi è questo mondo!
 DON TRITEMIO
 (Eccolo qui l'amico). (Vedendo Nardo)
 NARDO
                                         (Ecco il buon padre).
 DON TRITEMIO
1220Galantuomo che fa la figlia mia?
 NARDO
 Bene, al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta e vi vorrà pacienza.
 DON TRITEMIO
1225Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico, non vi riscaldate.
 DON TRITEMIO
 Mi riscaldo, perché
 si poteva con me meglio trattare.
 Se l'aveva promessa,
1230lo sposo aveva le ragioni sue.
 NARDO
 I sposi erano due;
 v'erano dei contrasti, onde per questo
 quel che aveva più amor fatto ha più presto.
 DON TRITEMIO
 Io l'ho promessa a voi.
 NARDO
1235Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
 DON TRITEMIO
 Ma questo...
 NARDO
                          Orsù quello ch'è stato è stato.
 DON TRITEMIO
 È ver; non vuo' impazzire;
 l'ho trovata alla fine e ciò mi basta.
 Dopo il fatto si loda.
1240Chi l'ha avuta l'ha avuta e se la goda.
 
 SCENA VI
 
 NARDO, poi LA LENA e CAPOCCHIO notaro
 
 NARDO
 A Rinaldo per ora
 basterà la consorte;
 poi dopo la sua morte il padre avaro
 a suo dispetto lascierà il denaro.
 LENA
1245Venite a stipulare
 delle nozze il contratto. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
 Eccolo qui, l'avevo mezzo fatto.
 NARDO
 Andate in casa mia,
 l'opera terminate.
1250L'ordine seguitate
 dei due sponsali in un contratto espressi
 colle stesse notizie e i nomi stessi.
 CAPOCCHIO
 Sì signore, si farà.
 Ma poi chi pagherà?
 NARDO
                                        Bella domanda!
1255Pagherà chi è servito e chi comanda.
 LENA
 Sentite, se si fanno
 scritture in casa mia,
 voglio la senseria.
 CAPOCCHIO
                                   Come?
 LENA
                                                   Dirò,
 se mi mariterò,
1260come spero di farlo prestamente,
 la scrittura m'avete a far per niente. (Entra in casa)
 
 SCENA VII
 
 NARDO e CAPOCCHIO
 
 CAPOCCHIO
 Vostra nipote è avara, come va.
 NARDO
 Credetemi, lo fa senza malizia;
 delle donne un costume è l'avarizia.
 CAPOCCHIO
1265Son lente nello spendere,
 egli è vero, ma son leste nel prendere.
 
    Voi che filosofo
 chiamato siete,
 dirmi sapete
1270come si dia
 di simpatia
 forza e virtù.
 
    La calamita
 tira l'acciaro.
1275Tira l'avaro
 l'oro ancor più. (Entra in casa)
 
 SCENA VIII
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però co la mente
1280talor filosofando a discrezione
 trovo di molte cose la ragione.
 E vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
 hanno la fonte lor nel nostro core.
 LESBINA
1285Ma caperi! Si vede,
 affé, che mi volete poco bene,
 nel giardino v'aspetto e non si viene?
 NARDO
 Un affar di premura
 m'ha trattenuto un poco.
1290Concludiam, se volete, in questo loco.
 LESBINA
 Il notaro dov'è?
 NARDO
                                Là dentro. Ei scrive
 il solito contratto
 e si faranno i due sponsali a un tratto.
 LESBINA
 Ma se Eugenia fuggì...
 NARDO
                                           Fu ritrovata.
1295Là dentro è ricovrata
 e si fa con Rinaldo l'istrumento.
 LESBINA
 Don Tritemio che dice?
 NARDO
                                              Egli è contento.
 LESBINA
 Dunque, quand'è così, faciamo presto.
 Andiam, caro sposino.
 NARDO
1300Quand'è così, mia cara,
 porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
 invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
1305che tenerelli amate,
 deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
    Alberi, piante e fiori
 i vostri ardori ascosi
1310insegnino a due sposi
 il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l'augel risponda:
 «Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l'onda:
1315«Ama lo sposo ancor».
 
 LESBINA
 
    La rondinella
 vezzosa e bella
 solo il compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
1320   L'olmo e la vite,
 due piante unite
 ai sposi insegnano
 la fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
1325ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
 Tu sei la vitte bella,
 io l'olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
    Rondone fido
 nel caro nido
1330vieni, t'aspetto.
 
 NARDO
 
 Prendimi stretto,
 vite amorosa,
 diletta sposa.
 
 A DUE
 
    Soave amore,
1335felice ardore,
 alma del mondo,
 vita del cor.
 
    No, non si trova,
 no, non si prova
1340più bella pace,
 più caro ardor. (Partono ed entrano in casa)
 
 SCENA ULTIMA
 
 DON TRITEMIO, poi LA LENA e poi tutti a tempo
 
 DON TRITEMIO
 Diamine! Che ho sentito?
 Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia.
1345Che la filosofia
 colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so,
 all'uscio picchierò. Verranno fuori;
1350scoprirò i tradimenti e i traditori.
 LA LENA
 Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LA LENA
 Finito è l'istrumento;
 si fan due matrimoni.
1355Tra gli altri testimoni,
 che sono cinque, sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi quai son?
 LA LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
1360Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
 E l'altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Oimè; no non lo credo.
 LA LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ah! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
1365   Ah genitor perdono...
 
 RINALDO
 
 Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Quest'è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scellerati,
1370vi siete accomodati?
 Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
 Che bella carità.
 
 LA LENA
 
    Quando di star vi preme
1375con una sposa insieme,
 ecco, per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
1380   Sia per diletto,
 sia per dispetto,
 amore al core
 piacer darà.
 
 
 Fine del drama